Storici fedeli, storici nuovi e Mark Hofmann

Il post intitolato The Hiding of Church History sul blog Prove All Things; Hold Fast to Good mi ha ispirato a fare qualche lettura sul tema e a riassumere le vicende di vari ricercatori che provarono a fornire una versione più autentica della storia mormone rispetto alla propaganda trasmessa dal quartier generale della Chiesa a Salt Lake City oppure che cercarono di opporsi o approfittare dell’atteggiamento scorretto della stessa.

Fino agli anni ’40 del Novecento non era stato pubblicato praticamente nulla sulla storia del mormonismo da storici con credenziali accademiche. “Giovanotto, non scrivere mai una tesi su un tema mormone; se lo fai, sarai tagliato fuori dalla Chiesa. Metà delle persone nella Chiesa apostaterebbero se conoscessero la vera storia della Chiesa” furono le parole che B. H. Roberts, Settanta e assistente storico della Chiesa, aveva detto nel 1931 al dottorando Russell B. Swensen (parte di un gruppo di insegnanti di seminario inviati dalla Chiesa alla facoltà teologica dell’università di Chicago). La situazione cambiò con personalità come Dale L. Morgan, Fawn M. Brodie, Juanita Brooks o Bernard DeVoto e grazie a loro negli anni ’60 si era ormai avviato un periodo di rinnovamento per l’interesse della storia della Chiesa. Due ex mormoni, Jerald e Sandra Tanner, pubblicano la prima edizione di Mormonism: Shadow or Reality? nel 1963, che mostra i vari cambiamenti dottrinali, le controversie e altri problemi del mormonismo su una scala che non si era ancora vista. L’anno dopo fondano la Modern Microfilm Company (oggi Utah Lighthouse Ministry), che pubblica innumerevoli documenti sulla storia e le dottrine del mormonismo che erano difficili da trovare o che non erano più disponibili da molto tempo. Lo storico Lawrence Foster, spesso critico dei Tanner, dirà comunque in un discorso alla Mormon History Association del 6 maggio 1983: “Immagino per esempio che gran parte della fioritura degli studi storici mormoni negli anni ’70, che ha aiutato a dare almeno a qualche mormone una conoscenza più ricca e vitale del proprio retaggio, è stata correlata più che marginalmente al desiderio degli storici santi degli ultimi giorni di dimostrare che i Tanner avevano torto, mostrando che una storia completa e onesta dei santi degli ultimi giorni può essere effettivamente scritta. Proprio come l’irritante granello di sabbia nell’ostrica, il risultato è stato una perla”. Nel 1966 era stato fondato il periodico Dialogue per parlare di cultura, storia, letteratura e teologia mormoni e Leonard Arrington aveva contribuito alla fondazione della Mormon History Association (MHA), diventandone il primo presidente. Era anche l’anno in cui la Chiesa trattò col Met l’acquisizione dei papiri superstiti che Joseph Smith aveva usato per produrre il Libro di Abrahamo. Poco tempo dopo Richard P. Howard diventa lo storico della Chiesa Riorganizzata, il primo a non essere un’autorità generale, e nel 1972 fonda la John Whitmer Historical Association per incoraggiare gli studi storici del mormonismo. Sarà Howard a dover riconoscere la dura verità che Joseph Smith era poligamo (John Whitmer Historical Association Journal, 1983), un fatto negato dalla moglie Emma e tramandato con forza dalla Chiesa Riorganizzata fino ad allora. Ben presto si dovrà concludere anche che i papiri di Joseph Smith erano semplici testi funebri e non avevano nulla a che fare né con Abrahamo né con il testo sacro mormone.

Leonard Arrington negli anni '50
Nel 1972 anche Arrington diventa il primo uomo a ricoprire il ruolo di storico della Chiesa SUG senza essere un’autorità generale, portando con sé una trasparenza e una professionalità che non si erano ancora viste nel dipartimento e arrivando ad aprire gli archivi della Chiesa a molti ricercatori. Joseph Fielding Smith, storico dal 1921 al 1970, anno in cui divenne presidente della Chiesa, aveva custodito gelosamente gli archivi per tutto quel tempo e aveva imposto una versione molto ristretta ed edulcorata sia della storia mormone che del prozio Joseph Smith. A onore di Smith era stato lui a volere nel 1963 la professionalizzazione degli archivi, che prima erano un guazzabuglio, assumendo archivisti e bibliotecari; fu però l'apostolo Howard W. Hunter (storico della chiesa nel biennio 1970-1972), sostenuto dal collega Alvin R. Dyer e da N. Eldon Tanner della Prima Presidenza, a fare lo stesso per il dipartimento di storia. Arrington voleva fare storia a livello accademico, non ripetere i racconti idealizzati e agiografici che servivano esclusivamente a promuovere la fede scritti fino ad allora dalla Chiesa: nessuno era perfetto, neanche i dirigenti ecclesiastici, e c’erano state importanti situazioni nella loro vita brutte e spiacevoli che non erano state raccontate se non da persone ostili alla Chiesa e che meritavano di essere trattate da professionisti. Questa corrente venne battezzata “nuova storia mormone”. Ad Arrington non fu permesso pubblicare alcune di queste ricerche tramite l’organo ufficiale dell’ufficio dello storico della Chiesa, quindi optò per periodici indipendenti dalla Chiesa, che fecero fiorire una comunità di storici e appassionati come non c’era mai stata prima. Nelle retrovie si cominciò a parlare senza più tabù dell’uso di pietre divinatorie, della rabdomanzia e di altre credenze magiche praticate da vari fondatori del mormonismo, dell’origine della prima visione e del sacerdozio, delle cause storiche del divieto del sacerdozio ai neri (divieto rimosso qualche anno dopo, nel 1978), dell’autorizzazione segreta di centinaia di matrimoni plurimi fino al 1904, ben oltre la data ufficiale del 1890, e temi femministi come la Madre Celeste, i diritti e l'ordinazione al sacerdozio delle donne. Arrington e Howard iniziarono anche una proficua collaborazione fra le due chiese sorelle, trovandosi in sintonia sulla necessità di una storia più fedele ai fatti. Il periodo di apertura agli storici professionisti verrà soprannominato “primavera di Arrington” oppure, dai nostalgici di quei tempi brillanti, “Camelot”.

Nel 1973 Lester Bush scrive su Dialogue un articolo importantissimo in cui evidenzia come Joseph Smith avesse ordinato al sacerdozio alcuni afroamericani, che la pratica di negarlo era nata con Brigham Young e si era poi consolidata con atteggiamenti razzisti. Al contrario di quanto affermavano quasi tutte le autorità generali, Bush sosteneva che non ci fossero basi profetiche, dottrinali o scritturali per il divieto.

Il 1974 è un anno denso di avvenimenti per gli studiosi perché fioriscono altre pubblicazioni indipendenti: la MHA inizia a stampare il Journal of Mormon History, viene fondato Sunstone (che dal 1979 organizzerà annualmente anche importanti conferenze) mentre l’Exponent II darà una voce a temi femministi. Il nuovo presidente della Mormon History Association, il direttore di istituto Reed C. Durham, fa un discorso alla conferenza della MHA a Nauvoo incentrato sulle influenze della massoneria nel mormonismo. Spingendo ad approfondire le ricerche sul soggetto, afferma che “non c’è il minimo dubbio nella mia mente che la cerimonia mormone che verrà conosciuta come investitura, inizialmente presentata da Joseph Smith a mormoni massoni appena poco più di un mese dopo essere diventato massone, ha avuto immediata ispirazione dalla massoneria. Non lo dico per affermare che non ci sia nessun’altra fonte di ispirazione che possa essere stata implicata, ma le somiglianze fra le due cerimonie sono così evidenti e schiaccianti che non si può negare una qualche relazione di interdipendenza”. L’intervento è sconvolgente ed è tanto criticato che Dunham dovrà scrivere una lettera ai partecipanti per fare ammenda e ribadire che era un credente, mentre Arrington teme seriamente che il discorso possa portare a conseguenze negative per l’apertura agli storici.

Non passa molto tempo prima che diverse autorità generali dicano di non gradire affatto il nuovo approccio: quegli storici secondo loro erano dei cavalli di Troia all’interno della Chiesa perché non erano interessati a incensare e idealizzare Joseph Smith, Brigham Young e gli altri dirigenti e rischiavano di far vacillare la fede dei membri con le loro storie poco edificanti di profeti imperfetti. Gli apostoli Mark E. Petersen, Ezra Taft Benson e Boyd K. Packer erano i più critici e usarono anche studenti e professori di religione della BYU come George W. Pace per sorvegliare i professori di storia e attaccare le nuove opere del dipartimento di storia rivolte ai santi come The Story of the Latter-Day Saints, uscito nel 1976 e massacrato per non essere ispirante, non attribuire a Dio o a miracoli le cause di eventi positivi e così via. A partire dal 1977 i fondi e il personale del dipartimento vengono tagliati e l’accesso agli archivi diventa sempre più difficile per i ricercatori.

Il 6 settembre 1976 Arrington scriverà nel suo diario: “È chiaro che il presidente Benson non starà dalla parte della nostra 'vera' storia. Dato che è il prossimo in linea e anche presidente dei Dodici, siamo in una situazione di impotenza e nessuno vuole prendere in considerazione la nostra logica. […] La domanda ora è se debba mantenere l’incarico […] e provare a scrivere storia che sarà approvata dalla Correlazione o se debba dimettermi e continuare a scrivere 'storia vera'.” Aggiungerà il 22 settembre: “Gli anziani Benson e [Petersen] … vogliono storie gloriose della restaurazione, non contaminate dalla discussione di problemi pratici e prove controverse. Vogliono profeti senza verruche e rivelazioni in vasi puri direttamente dall’alto. Vogliono storie che promuovano la fede e omelie morali. Sono ostinati e si oppongono a tutti i nostri libri, scritti nel modo in cui capiamo la storia.”

Deseret News, 3 maggio 1980

Nel 1980 si allontana il dipartimento di storia da Salt Lake, dove erano vicini agli archivi, a un istituto creato appositamente alla BYU. All’università ci saranno frequenti scontri fra gli “storici fedeli”, alleati coi professori di religione, e gli storici della “storia nuova”. Durante questa decadenza lo studente 25enne Mark Hofmann presenta a un professore della University of Utah una Bibbia d’epoca con un foglio incollato fra due pagine, chiedendogli consiglio su come rimuoverlo senza danneggiarlo. Estratto il foglio i due non possono credere ai loro occhi: è coperto di egiziano riformato e presenta un paragrafo descrittivo vergato a mano da Joseph Smith. Sembrerebbe essere proprio quello che Martin Harris aveva portato nel 1828 allo studioso Charles Anthon per verificare la veridicità del Libro di Mormon (Anthon lo avvertirà che era una truffa, ma Harris racconta tutt’altro con la sua consueta immaginazione). Gli studiosi coinvolti vorrebbero il segreto per il momento ma in realtà sono tutti così elettrizzati che, parlandone con amici e colleghi, ben presto il documento è sulla bocca di tutti e la Prima Presidenza invita Hofmann a un incontro negli uffici amministrativi. Hugh Nibley, professore di linguistica e capostipite dell’apologetica mormone, dichiarerà sensazionalmente che sia la miglior prova che si possa avere dell’autenticità del Libro di Mormon e che secondo lui potrà essere tradotto; il 3 maggio 1980 il Deseret News pubblica un articolo trionfante sulla scoperta con tanto di foto del presidente Spencer W. Kimball, circondato dalla Prima Presidenza e dall’apostolo Boyd K. Packer, che esamina il foglio con una lente di ingrandimento. Nel giro di qualche mese la Chiesa darà in cambio qualche oggetto raro nei suoi archivi in cambio della lettera e anche l’Ensign di luglio pubblicherò un articolo e foto sul soggetto. Quello che non sanno è che Mark Hofmann non crede più nel mormonismo da tempo e che quel manoscritto è il primo di una lunga lista di falsi che venderà alla Chiesa e a ignari collezionisti.

Nel 1981 arriva una spiacevole sorpresa: Hofmann mostra al bibliotecario del dipartimento di storia Don Schmidt una benedizione di Joseph Smith in cui dichiara che il figlio Joseph Smith III sarà il suo legittimo successore e i suoi discendenti dopo di lui. La cosa indebolisce non poco le rivendicazioni di legittimità dei mormoni dello Utah e rafforza quelle della Chiesa Riorganizzata del Missouri guidata da Wallace B. Smith, pronipote di Joseph Smith. Quando il bibliotecario esita sul prezzo, Hofmann la propone alla Chiesa Riorganizzata, che è naturalmente molto interessata visto che ha solo storie tramandate oralmente ma non documenti in merito. Quando la Prima Presidenza viene a sapere da Schmidt dell’esistenza della benedizione, si muove subito per acquisirla prima che cada nelle mani dei riorganizzati o che venga diffusa pubblicamente. Hofmann tratta viscidamente con entrambe le parti e alla fine la cede alla Chiesa dello Utah in cambio di altri oggetti rari, ma non prima di aver fatto correre voci sull’esistenza della benedizione, forzando la Chiesa ad ammetterne il possesso dopo che alcuni giornali rivelano la notizia. Nella Conferenza Generale di ottobre Gordon B. Hinckley (consigliere nella Prima Presidenza e di fatto a capo della Chiesa a causa dell’età e della salute degli altri membri) fa un discorso apologetico su come questo non mini le rivendicazioni di Brigham Young; non menziona però un’altra lettera falsa che Hofmann gli ha dato nello stesso periodo e in cui Thomas Bullock rimprovera Brigham Young per aver voluto sopprimere tutte le copie della benedizione vedendola come un pericolo alla sua autorità. Questa lettera tornerà alla luce solo durante le investigazioni e salterà fuori che era stata tenuta segreta perfino al personale del dipartimento di storia o degli archivi come Arrington, Schmidt e Dean Jessee (uno dei massimi esperti su Joseph Smith). 

Hofmann quando era una celebrità fra i collezionisti

Dopo questa “scoperta” si pongono ulteriori restrizioni sull’accesso agli archivi della Chiesa e l’apostolo Boyd K. Packer attacca gli storici mormoni durante una conferenza del Sistema Educativo della Chiesa lanciando un pesante avvertimento: “Per lo scrittore o l’insegnante di storia della Chiesa c’è la tentazione di voler dire tutto quanto, che sia degno e promuova la fede oppure no. […] Quello storico o studioso a cui piace mostrare le debolezze e le fragilità di dirigenti presenti o passati distrugge la fede. Un distruttore di fede, specialmente uno all’interno della Chiesa, e ancor più uno che ha un impiego specificamente per edificare la fede, si mette in grande pericolo spirituale. Sta servendo il padrone sbagliato e, a meno che non si penta, non sarà fra i fedeli nelle eternità.” 

A queste minacce si contrappone il professore di storia della BYU D. Michael Quinn, che era stato per un po’ di tempo assistente di Arrington. Parlando alla Student History Association della BYU dice che “La tragica verità è che ci sono state occasioni nelle quali i dirigenti, gli insegnanti e gli scrittori della Chiesa non hanno detto la verità che conoscevano riguardo a temi difficili del passato mormone, ma hanno invece offerto ai santi un miscuglio di banalità, mezze verità, omissioni e negazioni plausibili. L’anziano Packer e altri lo giustificano perché ‘siamo in guerra con l’Avversario’ e devono anche proteggere ogni santo degli ultimi giorni la cui ‘testimonianza sta ancora germogliando.’ Ma una tale difesa da relazioni pubbliche della Chiesa è in realtà una Linea Maginot di difese sabbiose in cui ‘il nemico’ può far facilmente breccia, e la ha eretta scavando pozzi letali nei quali i santi cadranno. Una cosiddetta storia della Chiesa ‘che promuove la fede’ e che nasconde le controversie e le difficoltà del passato mormone in realtà mina la fede dei santi degli ultimi giorni, che alla fine conosceranno queste cose da altre fonti.”

Sandra e Jerald Tanner
Nel 1982 ormai la salute del presidente Kimball non gli permette più di guidare la Chiesa (il suo ultimo discorso pubblico sarà alla Conferenza Generale di quell’aprile) e Arrington perde così un potente alleato. Si chiama un nuovo storico della Chiesa al suo posto, il Settanta G. Homer Durham, che porta a termine il trasferimento del dipartimento di storia col suo personale dagli uffici di Temple Square alla più distaccata BYU, a Provo; gli archivi storici vengono praticamente chiusi a studiosi e ricercatori, ma si viene a formare una rete clandestina (soprannominata underground) in cui circolavano fotocopie di documenti originali “contrabbandati” dagli archivi o da collezioni private che vengono scambiati fra storici, appassionati e detrattori. Jerald e Sandra Tanner sono particolarmente influenti nel pubblicare questo materiale scottante. Un caso eclatante è quando a uno studente della BYU viene dato il raro privilegio di trascrivere per la sua tesi alcuni passaggi dai diari di William Clayton, segretario e stretto collaboratore di Joseph Smith. Clayton parlava di un episodio in cui Smith sembrava aver picchiato la moglie Emma e dei diversi litigi che seguirono l’introduzione della poligamia a Nauvoo; raccontava anche che Dottrina e Alleanze 132 era stata scritta più che altro per convincere Emma che questa fosse la volontà di Dio o ancora che Smith aveva detto a Clayton, dopo avergli permesso di sposare alcune donne, che se fosse stato scoperto lo avrebbe scomunicato per salvare le apparenze ma poi lo avrebbe subito ribattezzato in segreto. Qualcuno sottrasse una copia degli appunti, che presto cominciò a circolare fra una ristretta cerchia di persone interessate e infine vari stralci di storie particolarmente imbarazzanti vennero pubblicati dopo quasi 140 anni. Hofmann intanto vende al collezionista Brent Ashworth una lettera del 1829 di Lucy Mack Smith alla cognata sul ritrovamento e la traduzione del Libro di Mormon. Gli storici mormoni sono galvanizzati perché la lettera sembra sostenere le versioni più tarde del ritrovamento del Libro di Mormon per intervento divino e perciò indebolirebbe le tesi documentate che mostravano i legami con credenze magiche e l’evoluzione col tempo di diverse versioni dell’origine del mormonismo. La lettera inoltre rivela informazioni inedite sul perduto Libro di Lehi, per esempio che Ismaele era il fratello di Saria. A ottobre appare un articolo in merito sull’Ensign e, durante la Conferenza Generale di quel mese, l'apostolo James E. Faust proclama che “la lettera recentemente ritrovata di Lucy Mack Smith, madre di Joseph, che porta la data del 23 gennaio 1829 ed è indirizzata a sua cognata, Mary Pierce, è un'ulteriore conferma dell'autenticità del Libro di Mormon”. Nel frattempo chiunque pubblichi su Dialogue, Sunstone o Seventh East Press viene tenuto d’occhio dalle autorità generali, che non esitano a raccogliere fascicoli su di loro per poi mandarli ai vescovi e presidenti di palo perché li intervistino e vedano se procedere con sanzioni ecclesiastiche. Questi metodi erano conosciuti come “l’inquisizione di Petersen”, dal nome dell’apostolo che più li sfruttava all’epoca.

Nel 1983 Hofmann immagina che ormai l’era della trasparenza nel dipartimento di storia della Chiesa sia finita e che, per evitare di sollevare un polverone sulle sue origini, sarebbero disposti a versare somme importanti. Contatta Durham, mostrandogli una lettera del 1825 di Joseph Smith a Josiah Stowell in cui gli spiegava come fare rituali magici per allontanare lo spirito guardiano da un tesoro che cercava. Hinckley ne è informato e, preoccupato per i legami fra l’occulto e il ritrovamento delle tavole d’oro sorvegliate da Moroni, chiede a Hofmann chi sappia della lettera e dice che lui stesso l’avrebbe comprata se avesse avuto un certificato di autenticità. Hofmann riesce a farla autenticare dall’esperto newyorkese Charles Hamilton, che gli dice che la Chiesa avrebbe pagato un bel po’ per impossessarsene e farla sparire visto che secondo lui dimostrava che Smith fosse interessato più a cercar tesori che non Dio. Hinckley la comprerà per 15.000 dollari e, quando il Salt Lake Tribune lo rivelerà un paio di anni dopo, il portavoce della Chiesa Jerry Cahill negherà che la Chiesa la abbia in un’intervista del 29 aprile. Corre voce che verranno pubblicate fotocopie della lettera, ed è quando ormai è innegabile che Cahill sarà costretto a dire al Tribune il 7 maggio che in effetti era in loro possesso (per gran sorpresa degli storici mormoni e dell’ormai pensionato Schmidt che ne erano stati tenuti completamente all’oscuro). 

Sempre nel 1983 Hinckley offre 25.000 dollari a Hofmann per il falso contratto fra il tipografo E. B. Grandin, Joseph Smith e Martin Harris per la stampa del Libro di Mormon. Nel frattempo la BYU vieta la distribuzione di Seventh East Press sul campus. Questo era un giornale indipendente gestito da studenti attivo dal 1981, ma l’intervista che il giovane Blake Ostler fece al professore di filosofia della UofU Sterling McMurrin (fra l’altro anche ex direttore di Istituto ed ex commissario all’educazione del governo Kennedy) sollevò un vespaio. McMurrin disse schiettamente che gli angeli non visitavano ragazzini per consegnare libri, che il Libro di Mormon non era autentico e che c’erano molte prove contro la sua veridicità come illustrato bene dagli studi di B. H. Roberts, di cui si parlerà a breve. Certi atteggiamenti della Chiesa moderna vennero duramente criticati, specialmente per la storia disonesta e l’oggettificazione di alcune pratiche sacre. Della redazione faceva parte anche Brent Metcalfe, che in seguito ad alcune ricerche storiche perderà prima il suo impiego per la Chiesa e poi la fede, ma verrà assunto lo stesso da Steve Christensen per aiutarlo a fare ricerche e infine da Mark Hofmann.  

La lettera della salamandra bianca

Nel 1984 Hofmann crea una lettera in cui Martin Harris racconta a W. W. Phelps come Joseph Smith aveva trovato il Libro di Mormon: un giorno Harris chiede al giovane Smith, mentre parlavano di tesori nascosti e di spiriti che li custodivano, se fosse vera la storia che aveva trovato un libro d’oro con la sua pietra cercatesori. Joseph gli dice di sì e che una salamandra bianca che poi si era trasformata in uno spirito gli aveva impedito di recuperarlo per il momento. Il tema è imbarazzante perché, come molti falsi di Hofmann, è basato su fatti reali dei quali la Chiesa non vuole che si discuta troppo dato che dipingerebbero il fondatore come un volgare visionario o addirittura un potenziale truffatore. Incarica poi un collaboratore di vendere la lettera alla Chiesa, ma il prezzo è troppo alto e a Temple Square non si fidano che questi manterrà il silenzio sull’acquisto scottante, quindi lo reindirizzano a Steve Christensen. Questi era un vescovo nonché uomo d’affari appassionato di storia della Chiesa vicino a Sunstone e ci si aspettava che poi la donasse discretamente alla Chiesa come aveva fatto con altro materiale: in questo modo la Chiesa avrebbe potuto dire pubblicamente, se la cosa fosse stata scoperta, di non aver acquistato la “lettera della salamandra” per nasconderla (visto che tecnicamente era un regalo, così come poteva dire che non aveva comprato la lettera del 1825 dato che tecnicamente lo aveva fatto Hinckley). Christensen voleva pubblicare uno studio condotto da storici professionisti sulla lettera prima di donarla e desiderava silenzio al momento, ma Hofmann farà trapelare di nuovo la notizia, che finisce subito sui giornali; il neoapostolo Dallin H. Oaks cercherà di disinnescare la carica occulta della salamandra dicendo a una conferenza del Sistema Educativo del 16 agosto 1985 che Joseph non aveva visto una salamandra nel senso dell’animale anfibio, ma che la salamandra era un animale mitico che viveva nel fuoco e che in questo caso era sinonimo di “angelo”, che vive alla presenza fiammeggiante di Dio. Aggiungerà poi che “il fatto che una cosa sia vera non è sempre una giustificazione per comunicarla […], alcune cose che sono vere non edificano o non sono appropriate da comunicare.” Jerald Tanner, all'inizio entusiasta, comincia però ad avere dei dubbi perché la lettera sembra riprendere troppo da vicino uno degli affidavit di Hurlbut...

In quel periodo è pubblicato anche Mormon Enigma, che riabilita la figura di Emma Smith e parla con molti dettagli della sua odiata convivenza con la poligamia del marito, alcune delle cui relazioni vengono approfondite; alle autrici verrà vietato di parlarne in chiesa per evitare controversie. L’anno successivo vengono dati alle stampe dalla University of Illinois gli Studies of the Book of Mormon di B. H. Roberts, che negli anni ’20 aveva scritto riguardo vari problemi del Libro di Mormon. Nei suoi studi dimostrava non solo che Joseph Smith avrebbe avuto tutte le risorse per idearlo ma che aveva trovato anche molti punti in comune con il trattato del pastore Ethan Smith View of the Hebrews; gli Studi erano rimasti privati per oltre sessant’anni, quando la famiglia li concederà alla University of Illinois. Rivolgendosi agli apostoli ai quali aveva indirizzato i suoi scritti, Roberts aveva detto profeticamente: “Vi assicuro che sono assolutamente convinto della necessità per tutti i fratelli ai quali mi rivolgo qui di prendere familiarità con questi problemi del Libro di Mormon e trovare risposte per essi, siccome è una questione che concernerà la fede dei giovani della Chiesa di oggi come del futuro e anche gli occasionali investigatori che potrebbero venire a noi dal mondo esterno.”

Il "giuramento di un uomo libero" di Hofmann
 

Nel 1985 Hofmann crea una falsa versione del “giuramento di un uomo libero” (Oath of a Freeman), il primo documento stampato nelle Tredici colonie, ed è in trattativa con varie istituzioni per venderlo sperando di ricavare almeno un milione di dollari; sta anche pianificando da tempo di creare dei documenti e spacciarli per la collezione McLellin, mandando in giro voci che l’avrebbe trovata in Texas. William McLellin era stato uno dei primi apostoli ordinati da Joseph Smith ma aveva lasciato l’incarico nel 1836 perché, fra le altre cose, Smith modificava a suo piacimento le rivelazioni che aveva ricevuto prima di pubblicarle; scomunicato due anni dopo, ricorderà per tutta la sua vita ai dirigenti mormoni che per i primi anni nessuno di loro aveva sentito parlare della prima visione, della restaurazione del sacerdozio e racconterà altre storie compromettenti sulle relazioni extraconiugali di Joseph Smith o per denunciare eventi inventati a posteriori. Si raccontava anche che avesse saccheggiato la casa di Joseph Smith impadronendosi così di molti dei primi documenti della Chiesa, taccuini, lettere personali, rivelazioni inedite o fallite: i critici della Chiesa avrebbero fatto di tutto per ottenere quei documenti e i diari, così come la Chiesa per sottrarli a occhi indiscreti. Hofmann è però nei guai: sta acquistando parecchie costose prime edizioni, si è fatto l’auto sportiva, sta comprando una casa in un quartiere chic, è indietro con le tasse e si è fatto anticipare molto denaro da varie persone per acquistare documenti antichi proponendoli come una forma di investimento. Ormai ha debiti per quasi un milione di dollari e il pagamento per il “giuramento di un uomo libero” si fa aspettare a causa dei lunghi controlli necessari per autenticarlo.

Messo ormai alle strette, Hofmann contatta di nuovo Christensen e gli dice che ha solo due giorni per pagare il proprietario della collezione McLellin prima che questi la venda a dei critici della Chiesa, ma non aveva i fondi necessari perché aspettava un grosso pagamento. Neanche Christensen se la passava bene perché il fondo di investimento per cui lavorava stava per andare in bancarotta, ma indirizza Hofmann all’amico Hugh W. Pinnock, un Settanta che avrebbe potuto prestargli i soldi, e si offre di autenticare la collezione una volta acquisita. Pinnock chiama il suo supervisore Dallin H. Oaks, che gli dice che solo Hinckley può autorizzare un prestito della Chiesa ma al momento è in Germania Est. Suggerisce invece di trovare un membro che possa prestare i 185.000 dollari che poi doni la collezione alla Chiesa. Ottenuto il denaro (Pinnock era un direttore della First Interstate Bank, che usa per concedere il prestito senza però ottenere garanzie) e un’offerta per continuare a trovare documenti per conto della Chiesa, Hofmann deve inventarsi un altro modo per guadagnare tempo e trovare ancora dei soldi con cui spianare almeno in parte gli altri debiti. Dice a Pinnock che ha ottenuto la collezione, che l’ha messa in un luogo sicuro e che l’avrebbe donata una volta ricevuto il denaro per il “giuramento di un uomo libero” e ripagato il debito ma, quando la data del pagamento passa, la banca chiama per esigere che i soldi vengano restituiti: a Pinnock tocca estinguere di tasca propria il prestito che aveva fatto avere imprudentemente a Hofmann. A questo punto le autorità generali non si fidano più del cercatore di documenti e gli annunciano che sarà un ricco presidente di missione, David E. Sorensen, a fornirgli il denaro ma che ora vogliono la collezione. Hofmann compie l’impensabile per non consegnare la collezione inesistente a Christensen, che doveva andarla a ritirare e certificare per conto della Chiesa: la mattina del 15 ottobre gli lascia una bomba nell’ufficio in cui lavora, che lo uccide. Più tardi ne lascia un’altra davanti alla casa dell'ormai ex capo di Christensen, Gary Sheets, per depistare le indagini e far pensare che gli omicidi abbiano origine dalla bancarotta della loro compagnia. Il secondo pacco bomba toglierà tragicamente la vita alla moglie di Sheets, Kathy, mentre lo raccoglie da terra. Nel pomeriggio degli omicidi, Hofmann incontra Oaks in ufficio sperando che l’acquisizione della collezione McLellin sia saltata o almeno posticipata; Oaks, credendo come molti altri che gli attentati non abbiano nulla a che vedere con la faccenda, dice di non vederne il motivo e lo ringrazia di non aver lasciato cadere in mani ostili i vari documenti che aveva fornito alla Chiesa. Non immagina neanche di avere un assassino di fronte, proprio come si aspetta Hofmann dato che non credeva che i dirigenti mormoni avessero il dono del discernimento.

Il giorno dopo è Hofmann a saltare in aria nella sua auto per errore: aveva preparato una terza bomba probabilmente per uccidere il collezionista Brent Ashworth, che incontrava regolarmente dietro all’attuale Centro Conferenze, e che avrebbe dovuto anche distruggere l’auto assieme a vari fogli nel bagagliaio dando l’impressione di essere la collezione McLellin. Hofmann sopravvive ma, quando dice agli investigatori che la bomba era caduta dall’auto aprendo la portiera, questi cominciano ad avere dei sospetti dato che sanno dai segni lasciati che invece la bomba è esplosa mentre lui era nell’auto chinato su di essa. Non si riesce però a trovare un movente per gli omicidi: a un certo punto si pensa addirittura che siano stati dei fanatici mormoni che volevano punire le persone che continuavano a rovistare nella storia della Chiesa oppure una rete di omosessuali antimormoni o altro ancora. Hinckley, Oaks e Pinnock vengono interrogati dagli investigatori visto che hanno avuto molto a che fare con Hofmann e Christensen, ma Hinckley minimizza gli incontri dicendo in presenza dell'avvocato che conosce a malapena il falsario e si trincera dietro un muro di “non mi ricordo”, suggerendo agli investigatori mormoni che sarebbe meglio per la loro Chiesa se facessero cadere le accuse. All’inizio Pinnock dice che aveva visto Hofmann a malapena una volta e nega che avesse incontrato Hinckley o che ci fosse una transazione organizzata. Nella seconda intervista, dopo che Oaks (un ex giudice) gli aveva indicato di ammettere francamente i contatti, svuoterà il sacco ma si limiterà a dire che la Chiesa non era coinvolta nella transazione e che era esclusivamente fra Hofmann e Sorensen. A suo dire alle tre autorità generali non interessavano i documenti di McLellin ma, dato che Sorensen pensava di donarli alla Chiesa dopo l’acquisto, era solo per quello che erano osservatori passivi. Il presidente di missione non era però né un collezionista né interessato alla storia mormone e, come visto prima, erano stati proprio loro a coinvolgerlo. Oaks si dimostra più collaborativo.

Le indagini sono lunghe e complesse e moltissime persone arrivano a non credere più alla colpevolezza di Hofmann, trovando la polizia incompetente o peggio: che volesse solo incastrarlo pur di evitare una figuraccia. Gli investigatori interrogano anche i collaboratori di Hofmann e scoprono grazie a una ricevuta trovata a casa sua che il bombarolo aveva usato lo pseudonimo Mike Hansen per comprare i materiali per le sue bombe. A casa trovano anche degli stampi per realizzare alcuni dei documenti e, contattando l’artigiano che li aveva realizzati per Hofmann, trovano altre ricevute con lo pseudonimo Hansen ma le impronte digitali dell’assassino. George Throckmorton e William Flynn scoprono dopo molte ore di ricerche che tutti i documenti di Hofmann sono falsi e gli altri abili investigatori e pubblici ministeri (James Bell, Kenneth Farnsworth, Michael George, Richard Forbes, Gerry D’Elia, David Biggs e Robert Stott) che aveva mentito sulla loro provenienza e che era sommerso dai debiti: il movente diventa chiaro. Gli investigatori gli fanno capire che è con le spalle al muro, Hofmann confessa tutto per scampare alla pena di morte e verrà condannato all’ergastolo nel 1987. Sembra che il suo obiettivo finale fosse creare le 116 pagine perdute includendo contraddizioni e dettagli imbarazzanti per la Chiesa, in modo da farle perdere la credibilità rimasta e nel mentre fare un sacco di soldi. La Chiesa sarà messa ulteriormente in imbarazzo quando la giornalista Dawn Tracy troverà parte dei documenti di McLellin in Texas e si scoprirà che i suoi diari di Kirtland e altri documenti erano già negli archivi della Chiesa dal 1908 all’insaputa di tutti: i recenti sforzi per acquisirli erano stati totalmente vani e due innocenti avevano perso la vita. Nel 1994 verranno pubblicati col titolo The Journals of William E. McLellin, 1831-1836 e il grosso degli altri documenti nel 2007.

La prima foto segnaletica di Hofmann
 

Con l’allontanamento di Arrington e l’imbarazzo per le storie sui legami con l’occulto di Joseph Smith esplose coi falsi di Hofmann, la linea degli “storici fedeli” vince: Mark E. Petersen era morto nel 1984, ma Benson sarà presidente della Chiesa dal 1985 al 1994 e proprio in quegli anni Packer riuscirà a far scomunicare diversi storici, intellettuali e scrittori mormoni culminando nel settembre del 1993, quando sei di questi vennero scomunicati o sanzionati (noti per questo come i September Six). Rimando alla seconda metà dell’ottimo libro The Lords University: Freedom and Authority at BYU di Bryan Waterman e Brian Kagel per chi fosse interessato ad approfondire la questione, ma negli anni ’90 diversi professori della BYU come Gail Turley Huston, Cecilia Konchar Farr, Brian Evenson, David Knowlton, Steven Epperson, David Wright, Avraham Gileadi e D. Michael Quinn perdono il posto di lavoro perché le loro idee o i loro scritti vengono sono ben visti dai dirigenti. Gileadi e Quinn verranno anche scomunicati, destino condiviso da Brent Metcalfe per la raccolta New Approaches to the Book of Mormon, dall’ex redattrice dell’Ensign Lavina Fielding Anderson e Janice Allred (per delle pubblicazioni su abusi sessuali commessi da dirigenti ecclesiastici) e da chi promuoveva idee femministe come Maxine Hanks, la professoressa di lettere classiche alla University of Utah Margaret Toscano (sorella di Janice Allred) e suo marito Paul Toscano, che era fra l’altro avvocato di Gary Sheets.

La situazione inizierà a prendere una piega diversa quando il Settanta Marlin K. Jensen diventerà storico della Chiesa nel 2005: sarà lui a dare inizio alla titanica pubblicazione dei Joseph Smith Papers nel 2008 (ideata da Dean Jessee), a inaugurare nel 2009 la Biblioteca di Storia della Chiesa a Salt Lake trasferendovi il dipartimento di storia dalla BYU, a cominciare la digitalizzazione dei contenuti e offrendo una certa riapertura degli archivi. In una sessione di domande e risposte alla UofU l’11 novembre 2011 spiegherà anche che le autorità generali sapevano che molti membri stavano lasciando il mormonismo dopo aver scoperto che la storia imparata in chiesa non era vera e “forse è da Kirtland che non avevamo mai avuto un periodo di -la chiamerò apostasia- come quella che stiamo avendo proprio ora, soprattutto riguardo questi problemi. Per questo abbiamo un’altra iniziativa che abbiamo chiamato 'Risposte a domande evangeliche'. Stiamo cercando di capire esattamente con quali canali rilasciarle e in quale formato preciso, ma vogliamo avere un posto dove le persone possano andare.” Questi sono diventati i Saggi evangelici, pubblicati a partire dal 2013. Non sono sempre onestissimi, ma per la prima volta forniranno informazioni ufficiali sulla poligamia a Nauvoo, sulla sua continuazione segreta fino al 1904 e ammetteranno che Joseph Smith aveva effettivamente usato la sua pietra divinatoria per tradurre il Libro di Mormon, oltre a menzionare le versioni contrastanti che aveva dato della prima visione. Il successore di Jensen, Steven E. Snow, dirà in un’intervista pubblicata nel 2013: “Credo che in passato ci fosse una tendenza a tenere molti documenti al chiuso o almeno a non dare accesso alle informazioni. Ma nell’ultima generazione il mondo è cambiato -con l’accesso all’informazione su internet, non possiamo continuare quell’andamento; credo che dobbiamo continuare a essere più aperti.” Snow ammetterà in un’altra occasione che i saggi erano usciti in sordina e che servivano a “inoculare” nei giovani queste informazioni perché non fossero “completamente scioccati quando le sentono per la prima volta.” Anche lo storico mormone Richard Bushman ribadirà il punto dicendo nel 2016: “Penso che per rimanere forte, la Chiesa debba ricostruire la sua narrativa. La narrativa dominante non è vera, non può essere sostenuta. La Chiesa deve assorbire tutte queste nuove informazioni o si ritroverà su un terreno molto instabile e questo è ciò che sta cercando di fare; e sarà uno strappo per molte persone, specialmente quelle anziane, ma credo che debba cambiare”.

Purtroppo non avevo mai sentito parlare in chiesa di una figura importante come Leonard Arrington prima di scoprire per conto mio questo periodo (inoltre Arrington era stato proposto nel 1967 come primo presidente della missione italiana, ma Benson pose il veto perché era un redattore dell’odiato Dialogue), ma le autorità generali ricorderanno amaramente i contatti con Mark Hofmann: Hinckley dirà un po’ faziosamente nella Conferenza Generale di ottobre 1987 che “da quell’episodio è scaturito ora un altro fenomeno, definito come la stesura di una “nuova storia” della Chiesa, distinta da quella vecchia. Questo fatto rappresenta tra l’altro il tentativo di stanare ogni elemento di magia popolare e di pratiche occulte dall’ambiente in cui visse Joseph Smith, per spiegare che cosa fece e perché” e “il fatto che tra la gente del tempo di Joseph Smith vi fossero delle superstizioni non prova affatto che la Chiesa abbia avuto origine da tali superstizioni.” Nella Conferenza Generale di ottobre 2014 l’apostolo Neil L. Andersen dirà, riferendosi di sfuggita alla lettera della salamandra: “Anni fa lessi sulla rivista Time un articolo che riportava la scoperta di una lettera, ritenuta scritta da Martin Harris, che era in conflitto con il racconto di Joseph Smith sul ritrovamento delle tavole del Libro di Mormon. Qualche membro lasciò la Chiesa a causa del documento. Purtroppo, se ne andarono troppo velocemente. Mesi dopo, degli esperti scoprirono (e il contraffattore confessò) che la lettera era una frode totale. Potreste comprensibilmente dubitare di quello che sentite ai notiziari, ma non dovete mai mettere in dubbio la testimonianza dei profeti di Dio. Potremmo ricordare alla persona che alcune informazioni su Joseph, benché vere, potrebbero essere fornite fuori del contesto storico e della sua situazione.” Interventi di questo genere sono contraddittori e fuorvianti: Hinckley si lamenta che gli storici vogliano fare trasparenza su Joseph Smith, mentre Andersen scarica la colpa sui membri per aver creduto a informazioni vere sul profeta ma, a suo dire, decontestualizzate. Invece di fare mea culpa per gli insabbiamenti, la colpa è sempre e comunque dei membri, che non devono scrivere storia vera ma non devono neanche smettere di crederci quando scoprono che la versione ufficiale è falsa. 

 

Fonti:

- Leonard J. Arrington, Adventures of a Church Historian

- Linda Sillitoe e Allen Roberts, Salamander: The Story of the Mormon Forgery Murder

- Robert Lindsey, A Gathering of Saints: A True Story of Money, Murder, and Deceit

- Jerald Tanner, Tracking the White Salamander

- Gospel Tangents ha interviste con Dorie Olds (ex moglie di Hofmann), George Throckmorton, Shannon Flynn, Curt Bench, Sandra Tanner, Brent Ashworth, D. Michael Quinn e Paul Toscano, mentre Mormon Stories ne ha con Brent Metcalfe e Paul Toscano

- Dialogue, Coming to Terms With Mormon History: An Interview with Leonard Arrington

- Davis Bitton, Ten Years in Camelot: A Personal Memoir

- Clara V. Dobay, Intellect and Faith: The Controversy Over Revisionist Mormon History 

- D. Michael Quinn, The 150 Years of Truth and Consequences About Mormon History

- Thomas A. Blakely, The Swearing Elders: The First Generation of Modern Mormon Intellectuals

- John-Charles Duffy, Can Deconstruction Save the Day? "Faithful Scholarship" and the Uses of Postmodernism

- Lavina Fielding Anderson, The LDS Intellectual Community and Church Leadership: A Contemporary Chronology

- Lavina Fielding Anderson, The Church and its Scholars: Ten Years After 

- American Association of University Professors, Academic Freedom and Tenure: Brigham Young University

 


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